IL RESTAURO DEI DIPINTI DEL NINFEO
Gli interventi ordinari diventano straordinari ed eccezionali quando si fanno degradare i beni culturali: è un dovere degli enti preposti, nell’ambito della normativa di tutela dei beni culturali, mantenerli integri e preservarli da qualsiasi alterazione.
In particolare nella domus del ninfeo, ricordando le vicende che hanno portato alla scoperta della struttura e al conflitto affrontato all’inizio del ritrovamento dall’Archeoclub per non farla demolire, infatti inizialmente, contrariamente al parere degli scopritori (Archeolclub di Cupra Marittima) e allo storico padre Mostardi, la soprintendenza archeologica di Ancona si lamentava di essere stata chiamata per visionare uno "stalletto o ricovero per animali di qualche anno fa!". È d’uopo rammentare le vicende che hanno portato ad avere oggi tale monumento apprezzato da tutti ed essenziale per la conoscenza della storia della nostra comunità.
Roba da non crederci ma i prodromi della storia nasce in una officina meccanica, dirimpetto all’operaio che operava su un tornio. L’uomo delle ruspe raccontava, a ruota libera e prolisso nei dettagli, del grande e faticoso lavoro che il suo mezzo meccanico aveva dovuto fare anni prima per realizzare il piazzale dell’Agip: tombe, mosaici, muri grandi e piccoli ecc. Si da il caso che questo operaio era anche socio dell’Archeoclub da poco costituitosi. A qualche mese di distanza della narrazione s’iniziarono i lavori di ampliamento del piazzale Agip, tale operazione non poteva passare inosservata ai soci dell’associazione che, prontamente in allerta decideva sul da farsi. Nel riposo notturno delle ruspe, i due soci Vermiglio e Giovanni alle ore 22.30 erano sul luogo, notarono, dopo una ricerca durata un tempo interminabile, due frammenti di laterizio romano incrostati di malta cementizia, segno incontestabile della presenza di strutture antiche nel campo di sbancamento. Al mattino ore 8. 00 circa, parte la telefonata alla Soprintendenza di Ancona informandola dei lavori, alle ore 11. 00 circa, proprio mentre il mezzo meccanico stava per demolire lo spigolo Nord-Est del ninfeo, si presenta l’auto della finanza con i militari che, encomiabili e tempestivi, bloccano i lavori. Molti curiosi si riversarono sul luogo, non mancavano le autorità, padre Mostardi, l’ispettore onorario Tonino Pandolfi e naturalmente l’Archeoclub in gran completo. Nello stesso giorno venne il soprintendente da Ancona che, come dicevo, non diede molta importanza a quel piccolo muretto scoperto, ma con l’insistenza delle nostre certezze, unite a quelle di VIldo Galeazzi restauratore della Soprintendenza e padre Faustino, qualche giorno dopo iniziarono gli scavi, costantemente seguiti e documentati fotograficamente dal socio Claudio, nominato per l’occasione fotografo ufficiale della soprintendenza.