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IL TRITTICO DEL CRIVELLI da "SAN BASSO NELL'ARTE" (Silvia Vagnoni)

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Oltre la metà del Quattrocento, quando ormai alle forme fiorite del gotico si andava sostituendo la linearità rinascimentale, nelle Marche si registra la presenza di Vittore Crivelli, pittore per lungo tempo dimenticato perché oscurato dalla fama del fratello Carlo Crivelli.
Non molto conosciamo delle sue vicende biografiche che dai pochi documenti fin ora noti risultano strettamente legate a quelle di Carlo.

La sua data di nascita è stata approssimativamente collocata tra il 1430 e il 1445, mentre sappiamo che la morte lo colse all'inizio del 1502 mentre stava eseguendo un'ancona per la Chiesa di San Francesco ad Osimo.
Apprese i primi rudimenti di arte pittorica dal padre Jacopo, ma opere come "L'incoronazione della Vergine" di Sant'Elpidio a Mare e il "Polittico di San Severino" attestano contatti con la pittura dei Vivarini e dello Squarcione.

Il suo vero maestro fu comunque il fratello Carlo insieme al quale intorno al 1465 si sposta in Dalmazia dove era attivo Giorgio Chiulinovicb, detto lo Schiavone da cui Vittore mutua il tema della Madonna con il Bambino poggiato su un parapetto marmoreo.
Nel 1476 Vittore acquista una casa a Zara forse perché aveva intenzione di stabilirsi definitivamente in quel luogo, ma pochi anni dopo lo troviamo di nuovo in Italia. Fino a non molto tempo fa si riteneva che il pittore fosse giunto nelle Marche intorno al 1482, ma il recente restauro della "Madonna di Falerone" ha messo in luce la data 1479, anticipando così di alcuni anni la sua presenza nella regione.

Vittore fu invitato a tornare in Italia proprio da Carlo che nelle Marche riceveva un numero sempre maggiore di commissioni poiché era divenuto segno di prestigio sociale possedere opere di artisti forestieri, in particolar modo veneziani. A tal proposito va notato che i Crivelli facevano seguire alla loro firma la preci- sazione "venetus" o "de venetiis".

Tra le opere firmate e datate si annoverano il polittico per la Chiesa di Santa Maria del Pozzo in Monte San Martino eseguito nel 1489, il trittico di Sant'Elpidio Monco del 1496 e la "Beata Vergine con Bambino e due angeli" dell'anno successivo conservata in una collezione privata.

Pur operando nella stessa regione i due fratelli sono attivi in due zone diverse, sembra quasi che si siano divisi di proposito il campo: Carlo svolge la sua opera nell'Ascolano, mentre Vittore è attivo soprattutto nel territorio di Fermo dove resterà fino alla sua morte.
Purtroppo le opere dei Crivelli tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Ottocento, a causa della soppressione degli ordini religiosi e dello sviluppo del commercio d'arte favorito dal diffondersi del collezionismo, conobbero una "lenta ma inarrestabile diaspora. Gran parte dei polittici vennero smembrati per immetterli più facilmente sul mercato e ancora oggi è difficile riuscire a ricomporre i vari frammenti conservati in diverse pinacoteche e collezioni.

Anche il "Trittico di San Basso" reca traccia di questo fenomeno poiché è privo dello zoccolo, della cimasa e della parte superiore costituita o da un'unica tavola di forma varia o da tre scomparti singoli.
Vittore non ha goduto di fortuna critica perché è sempre stato considerato privo di capacità creativa e solo pochi hanno riconosciuto che le sue opere, pur avendo "il valore di uno specchio in cui è lecito leggere i riflessi della genuina arte di Carlo" , non mancano di preziosità e di estrema raffinatezza formale. Vittore non è inferiore al fratello nel ricreare sulla tavola le particolarità dei tessuti e nella minuzia descrittiva degli accessori che carat-terizzano singolarmente i personaggi.

Non bisogna neppure dimenticare che mai fino ad allora era stato offerto tanto spazio a santi locali conosciuti e venerati soltanto nel ristretto ambito cittadino. Dobbiamo comunque ammettere che il percorso artistico di Vittore non presenta uno sviluppo ben definibile e che la sua produzione pittorica si attiene principalmente ai modelli elaborati dal fratello.
La mancanza di una personalità chiaramente riconoscibile spesso è stata causa di divergenze in merito alla paternità delle opere, cosa che per lungo tempo ha interessato anche il "Trittico di San Basso".

Il Cavalcaselle fu uno dei primi ad attribuirlo a Vittore, ma nel 1889 l'Ispettore delle Antichità e Belle Arti Filippo Raffaelli, in quella che oggi possiamo chiamare scheda 0A2, dichiara di non volersi adagiare a questa opinione" perché piuttosto vi riconosce la mano dell'ascolano Pietro Alemanno. Dello stesso parere fu il Berenson che nei suoi elenchi (1932 -1958) ascrisse l'opera a Pietro Alemanno.

Nel 1903 il Grigioni si spinse ad ipotizzare che il trittico era stato realizzato da un "debole, timido imitatore locale" dei Crivelli, ma l'opinione più attendibile sembra essere quella del Serra che nel 1929 lo attribuì a Vittore senza però escludere un'ampia partecipazione di aiuti.

Per quanto riguarda il periodo di esecuzione dell'opera fu il Grigioni a ritenerla del 1494 poiché dallo studio di alcuni documenti del tempo risultò che in questa epoca ci fu un particolare interessamento per il patrono San Basso da parte della popolazione di Marano, l'attuale Cupra Marittima.

Dalla lettura della scheda del Raffaelli in cui sono minuziosamente descritte le vicissitudini dell'opera, apprendiamo che essa originariamente era collocata nella Chiesa di S. Maria in Castello. Quando la chiesa minacciò rovina, il trittico venne trasportato nella residenza municipale e il Comune, ritenendosene proprietario, si oppose al Commissario che in forza della legge di soppressione degli ordini religiosi intendeva trasportarlo) nel capoluogo circondariale di Fermo.

Nel 1883 il Municipio tentò di venderlo per ricavare il denaro necessario al completamento della costruzione della nuova Chiesa di San Basso, ma la Commissione Conservativa dei Monumenti non accettò l'Atto Consiliare.
Una volta terminata la nuova chiesa intitolata ai Santi Margherita e Basso, oggi Chiesa di San Basso, con verbale del 1887 il trittico venne riconsegnato alla parrocchia dove tuttora è visibile sulla parete dell'altare maggiore.

Cupra Marittima


Falerone


Avignone


Sarnano


S.Elpidio Morico


Massignano

Quaderno n.1 - Comitato festeggiamenti San Basso - Cupra Marittima - marzo 2001
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