Introduzione
San Basso
Nizzardi a Cupra Marittima
La pieve
Dalla pieve a Marano
La chiesa moderna
Trittico di V. Crivelli
Le feste
Il culto
Indice( da "San Basso da Nizza a Cupra" )
Nelle loro invasioni piratesche e nella loro sosta a Moretto e Morricino, i Mori avevano distrutto chiese e cenobio di San Basso. Il sepolcro del santo però non era stato per nulla profanato, perché il sacro corpo era stato prudentemente nascosto dai monaci. Passata la bufera dei Mori, i Benedettini si riorganizzarono e primo loro pensiero è la ricostruzione di una nuova chiesa in stile romanico.
Erano trascorsi molti anni dall'occultamento del corpo di San Basso e, data la segretezza del fatto riservata a pochissimi forse anche defunti, se n'erano perse perfino le tracce. Il sacro deposito viene rivelato in visioni notturne ad una donna di santa vita, cuprense e sposata ad uno dei profughi da Termoli. Correva l'anno 904. Al rinvenimento erano presenti oltre ai monaci e agli abitanti del luogo, anche marinai veneziani e termolesi. Questi ultimi, appellandosi alla rivelazione, vantano il diritto di recare a Termoli il corpo intero del santo. Non essendo stata accolta la loro richiesta, essi tentarono un furto notturno, sventato dal suono allarmistico delle campane fatte squillare dai monaci. Si conviene alla fine di donare ai termolesi l'avanbraccio sinistro del sacro corpo, perché era comparso per primo negli scavi di rinvenimento; portato a Venezia per essere rinchiuso in un prezioso reliquiario, è stato sostituito da uno in legno e portato a Termoli; mentre l'autentico è rimasto a Venezia e distribuito alle chiese della laguna. Ritrovato il corpo di S. Basso nel 904, subito si innalza la nuova basilica. Quel che ora ne rimane sono le tre absidi, anche se abbastanza corrose, il sopraelevato, la pianta facilmente riconoscibile, la parte inferiore del campanile e la cripta. Le absidi si trovano ad oriente; è questo un simbolismo, usato nell'antichità cristiana, in modo che i fedeli guardando l'altare fossero nello stesso tempo rivolti ad oriente e pregare Cristo. Il materiale della costruzione è un misto di blocchi in pietra arenaria e laterizi. Le absidi sono tangenti e non boccate; ognuna presenta tre gruppi binari di archetti distinti da lesene. L'abside centrale ha, ora, due finestre non originali. Le due absidi laterali hanno una finestrella in alto tra le lesene per illuminare la basilica; mentre le finestre inferiori danno luce alla cripta. L'interno della basilica a pianterreno è stata trasformata al tempo napoleonico in magazzini. L'edificio internamente è stato dimezzato e, sopra i magazzini, fin dal 1810 vi si è adattata l'abitazione privata. Non ostante questi adattamenti è facile vederci ancora la pianta originale. A tale ricostruzione vengono in aiuto due relazioni manoscritte, una del 1763 e l'altra del 1810. La pianta basilicale è a tre navate absidate; il presbiterio è sopraelevato di alcuni gradini; prima dell'esecranda profanazione, sull'abside centrale erano ancora visibili gli antichi affreschi; dalle absidi laterali due scalette danno accesso alla cripta. Le tre navate erano distinte da due fila di 5 colonne ciascuna; certamente a motivo della statica le colonne non saranno state tolte, ma nella ristrutturazione devono essere state rinchiuse da mattoni che tuttora formano i pilastri di sostegno. La navata centrale era a cassettoni in legno, le laterali a volta. L'ingresso per il popolo era nel lato nord ed ora forma la porta principale nell'abitazione attuale; per i monaci vi era la porta nel lato sud, ove è rimasta una loggia dell'antico chiostro. La cripta, corrispondente alle tre absidi e al sottopresbiterio, ha l'accesso dalle due scalette scendenti dalle absidi laterali; una porta a nord mette subito all'aperto. Vi sono due colonne basse e grosse, una in marmo verde cipollino, l'altra in marmo rosso; ora sono ricoperte in calce per frenare lo sgretolamento, ma in parte visibili nei propri colori. I capitelli hanno una rozza forma geometrica. La volta è strutturata a bassa crociera. Nel pavimento una griglia mostra il sepolcreto, ove è stato nascosto e ritrovato integro il corpo del santo; sopra il sepolcreto era in antico l'altare, ora addossato alla parete interna. La cripta è stata riattivata dal sacerdote don Modesto Zaccagnini; ora la famiglia Morganti vi fa celebrare la santa Messa il Martedi di Pasqua con affluenza di popolo.
Nelle loro invasioni piratesche e nella loro sosta a Moretto e Morricino, i Mori avevano distrutto chiese e cenobio di San Basso. Il sepolcro del santo però non era stato per nulla profanato, perché il sacro corpo era stato prudentemente nascosto dai monaci. Passata la bufera dei Mori, i Benedettini si riorganizzarono e primo loro pensiero è la ricostruzione di una nuova chiesa in stile romanico.
Erano trascorsi molti anni dall'occultamento del corpo di San Basso e, data la segretezza del fatto riservata a pochissimi forse anche defunti, se n'erano perse perfino le tracce. Il sacro deposito viene rivelato in visioni notturne ad una donna di santa vita, cuprense e sposata ad uno dei profughi da Termoli. Correva l'anno 904. Al rinvenimento erano presenti oltre ai monaci e agli abitanti del luogo, anche marinai veneziani e termolesi. Questi ultimi, appellandosi alla rivelazione, vantano il diritto di recare a Termoli il corpo intero del santo. Non essendo stata accolta la loro richiesta, essi tentarono un furto notturno, sventato dal suono allarmistico delle campane fatte squillare dai monaci. Si conviene alla fine di donare ai termolesi l'avanbraccio sinistro del sacro corpo, perché era comparso per primo negli scavi di rinvenimento; portato a Venezia per essere rinchiuso in un prezioso reliquiario, è stato sostituito da uno in legno e portato a Termoli; mentre l'autentico è rimasto a Venezia e distribuito alle chiese della laguna. Ritrovato il corpo di S. Basso nel 904, subito si innalza la nuova basilica. Quel che ora ne rimane sono le tre absidi, anche se abbastanza corrose, il sopraelevato, la pianta facilmente riconoscibile, la parte inferiore del campanile e la cripta. Le absidi si trovano ad oriente; è questo un simbolismo, usato nell'antichità cristiana, in modo che i fedeli guardando l'altare fossero nello stesso tempo rivolti ad oriente e pregare Cristo. Il materiale della costruzione è un misto di blocchi in pietra arenaria e laterizi. Le absidi sono tangenti e non boccate; ognuna presenta tre gruppi binari di archetti distinti da lesene. L'abside centrale ha, ora, due finestre non originali. Le due absidi laterali hanno una finestrella in alto tra le lesene per illuminare la basilica; mentre le finestre inferiori danno luce alla cripta. L'interno della basilica a pianterreno è stata trasformata al tempo napoleonico in magazzini. L'edificio internamente è stato dimezzato e, sopra i magazzini, fin dal 1810 vi si è adattata l'abitazione privata. Non ostante questi adattamenti è facile vederci ancora la pianta originale. A tale ricostruzione vengono in aiuto due relazioni manoscritte, una del 1763 e l'altra del 1810. La pianta basilicale è a tre navate absidate; il presbiterio è sopraelevato di alcuni gradini; prima dell'esecranda profanazione, sull'abside centrale erano ancora visibili gli antichi affreschi; dalle absidi laterali due scalette danno accesso alla cripta. Le tre navate erano distinte da due fila di 5 colonne ciascuna; certamente a motivo della statica le colonne non saranno state tolte, ma nella ristrutturazione devono essere state rinchiuse da mattoni che tuttora formano i pilastri di sostegno. La navata centrale era a cassettoni in legno, le laterali a volta. L'ingresso per il popolo era nel lato nord ed ora forma la porta principale nell'abitazione attuale; per i monaci vi era la porta nel lato sud, ove è rimasta una loggia dell'antico chiostro. La cripta, corrispondente alle tre absidi e al sottopresbiterio, ha l'accesso dalle due scalette scendenti dalle absidi laterali; una porta a nord mette subito all'aperto. Vi sono due colonne basse e grosse, una in marmo verde cipollino, l'altra in marmo rosso; ora sono ricoperte in calce per frenare lo sgretolamento, ma in parte visibili nei propri colori. I capitelli hanno una rozza forma geometrica. La volta è strutturata a bassa crociera. Nel pavimento una griglia mostra il sepolcreto, ove è stato nascosto e ritrovato integro il corpo del santo; sopra il sepolcreto era in antico l'altare, ora addossato alla parete interna. La cripta è stata riattivata dal sacerdote don Modesto Zaccagnini; ora la famiglia Morganti vi fa celebrare la santa Messa il Martedi di Pasqua con affluenza di popolo.